La foto in apertura del catalogo, intitolata Poesia della croce doppia (agosto 2013), mostra l’artista Elena Veronese di schiena, con la ferita di una iniezione coperta dai cerotti: lo spettatore capisce subito di essere in procinto di vedere una poesia che tratta un argomento alquanto spiacevole. L’introduzione del concetto di «poesia» già nel titolo, tuttavia, parrebbe di per sé rendere l’esperienza dell’ospedale quanto meno tollerabile – per l’artista e per chi guarda – e qui sta uno degli elementi chiave dell’intero progetto.
Ma allora che cosa vuole veramente ottenere l’artista con questo progetto? Al di là dell’evidente ruolo documentario e di testimonianza, fotografando l’ambiente circostante Veronese si chiede «come trovare la bellezza nell’avversità?».
Al di là della volontà di aiutare se stessa, Veronese vuole aiutare altre persone che forse stanno vivendo o hanno vissuto esperienze simili alla sua. I problemi sollevati dall’artista e le domande che pone sono le stesse con cui ciascuno dovrà prima o poi fare i conti, ed è interessante che ai quesiti legati al dolore, all’isolamento, alla fragilità e all’immobilità l’artista offra come unica risposta l’arte.
È dunque notevole che questa sia la prima mostra personale di Veronese, ed è importante considerarla nel contesto del quarantennale di Ikona Photo Gallery. La mostra di una giovane fotografa e architetto di interni con esperienze internazionali come Elena Veronese si adatta perfettamente al contesto della galleria, che l’ha sapientemente organizzata in contemporanea con l’inaugurazione della Biennale Architettura 2018: FREESPACE.