Marko Velk | Crossing the Rubicon


Dal 5 marzo al 27 aprile 2023

Campo del Ghetto Nuovo 2909, 30121 Venezia – Italy

Ikona Gallery - Marko Velk - Crossing the Rubincon

Inaugurazione domenica 5 marzo 2023, ore 12.00.

La mostra è aperta al pubblico dalla domenica al venerdì, dalle 11.00 alle 19.00

Crossing the Rubicon

“Pochi sono i disegni che hanno questa grana, questa epidermide; più ancora, pochi con quel nero profondo, di carbone venuto dal fondo.”

La polvere e il carbone, JeanClair

In un’epoca in cui le sperimentazioni artistiche indagano prevalentemente sul mezzo, Marko Velk sceglie la tecnica più tradizionale di tutte: il disegno a carboncino.
Un mezzo espressivo antico che connette l’uomo postmoderno agli uomini dell’età della pietra che per tramandare ai postumi le proprie tracce, concretizzare un’idea o scongiurare la paura dell’ignoto utilizzavano un tizzone ardente per lasciare un segno nero su di una superficie.
Non esiste una maniera più naturale del carboncino per disegnare, il legno diventa un prolungamento della mano dell’artista riducendo la via tra la superficie e l’urgenza di riempire il foglio vuoto.
Anche per questo Marko Velk sembra distaccarsi dall’arte contemporanea spesso fondata su un concetto, un’idea, un progetto a favore di un istinto creativo.

La mostra Crossing the Rubicon curata da Živa Kraus prende il nome dall’omonimo disegno di Marko Velk.
L’illustrazione riproduce realisticamente il quadro Washington crossing the Delaware dipinto da Emanuel Leutze per onorare l’impresa della traversata sul fiume Delaware durante la guerra di indipendenza americana il giorno di Natale del 1776.
George Washington è paragonato a Giulio Cesare nelle gesta dell’attraversamento del Rubicone, quando l’imperatore pronunciò le famose parole “Alea Iacta Est”, il dado è tratto.

Ikona Gallery - Marko Velk - Crossing the Rubincon

L’opera di Marko Velk ha degli elementi estranei alla vicenda, simili a stringhe, che disturbano la composizione tanto familiare confondendo l’osservatore.
Il disegno Crossing the Rubicon è accompagnato da una serie di 12 ritratti a carboncino dei protagonisti delle guerre di indipendenza. Ancora una volta, elementi estranei confondono lo spettatore innescando un’inquietudine disorientante.

“Sono i ritratti , in queste forme nate dalla notte del carbone e della polvere della grafite, a risultare spesso le resurrezioni più inquietanti. Li si credeva familiari e invece riescono così estranei. Sono così presenti ma di una strana presenza; li si guarda
come apparizioni scaturite dal cuore della notte, mentre sono della stessa medesima natura della notte.”

Questa è una parte del testo La polevere e il carbone dello storico e critico dell’arte dell’Acadèmie française Jean Clair, che rivede nel lavoro di Marko Velk l’intera parabola della storia dell’arte che termina nel ritorno ai simboli ancestrali restaurando il potere primitivo e inquietante di rappresentare la contemporaneità.
Il rovesciamento dell’armonia e la caoticità del presente sono rappresentati da Marko Velk mediante la trasformazione, l’ibridazione, lo svisceramento dei personaggi con parti del corpo come organi o ossa. Contemporaneamente l’artista crea e deforma, esalta e nasconde,
facendo della sua arte ombra e luce, morte e vita.

L’osservatore è libero di interpretare il significato dei simboli applicati ai volti, dando un’interpretazione personale all’immagine e ai personaggi.
Sono eroi o nemici? Liberatori o conquistatori?
Non a caso la serie termina con un anamorfismo di un memento mori, simbolo rinascimentale di enigma per eccellenza che spinge ancora una volta lo spettatore a chiedersi con quale strumento poter leggere l’opera, e a chi sia rivolta.