Questa è una parte del testo La polevere e il carbone dello storico e critico dell’arte dell’Acadèmie française Jean Clair, che rivede nel lavoro di Marko Velk l’intera parabola della storia dell’arte che termina nel ritorno ai simboli ancestrali restaurando il potere primitivo e inquietante di rappresentare la contemporaneità.
Il rovesciamento dell’armonia e la caoticità del presente sono rappresentati da Marko Velk mediante la trasformazione, l’ibridazione, lo svisceramento dei personaggi con parti del corpo come organi o ossa. Contemporaneamente l’artista crea e deforma, esalta e nasconde,
facendo della sua arte ombra e luce, morte e vita.
L’osservatore è libero di interpretare il significato dei simboli applicati ai volti, dando un’interpretazione personale all’immagine e ai personaggi.
Sono eroi o nemici? Liberatori o conquistatori?
Non a caso la serie termina con un anamorfismo di un memento mori, simbolo rinascimentale di enigma per eccellenza che spinge ancora una volta lo spettatore a chiedersi con quale strumento poter leggere l’opera, e a chi sia rivolta.